Da Zio Lucio a Stefano

Torino 16 settembre 1999
Caro Stefano,
 

 Dalla tua lettera vedo che sei un giramondo. Monaco, Berlino, Praga! Dovresti però raccontarmi qualcosa di quello che hai visto. Per esempio, a Monaco sei stato al De-tsche Museum, il più grande museo di scienza e tecnica?

Anche per quanto riguada l'Elba, mi piacerebbe sapere dove esattamente sei stato. Io sono stato una volta alla Biodola con la roulotte. Ormai tanti anni fa.

Adesso ti dirò cosa ho fatto io quest'estate.
Ho trascorso tutte le vacanze al mare ad Ospedaletti. Vita tranquilla, io e mia moglie. Anche perché lei era convalescente di un intervento chirurgico e doveva stare il più possi-bile a riposo. Il tempo è stato bello, caldo, forse troppo. Il mare calmo e caldo mi ha per-messo due bagni al giorno. La spiaggia dove abito io è formata da una scogliera di basalto liscio. Ci si sdraia sulla pietra a prendere il sole. C'è poi un passaggio semplice per entrare in mare. A me piace guardare cosa c'è sotto l'acqua. Quindi metto occhiali e boccaglio e guardo. Forse sarebbe più bello guardare la scogliera di corallo nei mari del sud. Ma qual-che pesce c'è anche ad Ospedaletti. Qualche scorfano ha perfino dei bei colori. 
Ogni tanto guardavo l'acqua in superficie attento a che non ci fossero meduse. Ho un brutto ricordo di una puntura in viso di medusa piccola e rossa ad Antibes in Francia. Per fortuna da noi quest'anno non ce n'erano. Pare si fossero tute radunate in Sardegna là do-ve erano i miei nipotini Pietro e Sara. Pietro pare addirittura che con un amico si sia spe-cializzato con una retino a catturarle e poi a sotterrarle nella sabbia. Così almeno mi tele-fonava. 
Ho poi letto un poco. Ho finito il libro della Ginsburg sulla 'Famiglia Manzoni'. Rico-struisce la vita di quella numerosa famiglia - Manzoni ebbe una diecina di figli, molti morti giovani - sulla base delle lettere che si scrivevano tra loro. Di quei tempi, forse perché non c'era il telefono, si scriveva molto. Ho letto anche 'Berlin Alexander Platz' di Doblin. E' un romanzo sulla Berlino degli anni '20. Tra prostitute ladri ed assassini fiorisce anche l'amici-zia. E' un sentimento che va al di là della situazione sociale. 
Ho poi letto la 'Vera storia dei pirati' di Daniel Defoe, quello stesso che ha scritto 'Le avventure di Robinson Crosue'. Ho letto questo libro in preparazione dell'arrivo di Pietro. Non perché lui sia un pirata, no. Ma pensavo che gli potessero interessare le storie dei pi-rati, o dei corsari. A proposito, ho potuto così sapere perchè alcuni si chiamano corsari in-vece che pirati. 
Pietro è venuto ad Ospedaletti a metà agosto ed è rimasto con me e nonna Bruna per due settimane. Non ho più potuto leggere da quando è arrivato lui. Tutto il tempo è fini-to nel raccontargli delle storie. Sono storie che devono parlare di quelli che noi chiamiamo 'i nostri amici' che poi sono personaggi dei cartoni animati. E tra i personaggi c'è anche un certo Pietro.
Con Pietro abbiamo anche girato in bici. Siccome ha la bici nuova, ed un po' grande, all'inizio era poco franco. Gli ho insegnato come cadere senza farsi male, come saltare su in corsa, come scendere senza mollare per terra la bici. Ora riesce anche ad alzare una mano mentre pedala per segnalare se volta a destra od a sinistra. Insomma, secondo lui è diventato un campione.
Con Pietro abbiamo anche cercato di pescare un paio di volte. Solo un paio di volte perché il successo è stato così forte che c'era il rischio se insistevamo di spopolare il mar Ligure di quei pochi pesci che ci sono rimasti e che io vedevo nuotando con la maschera. Il primo giorno con un poco di puzzolento formaggio abbiamo pescato un bel pesciolino di   scoglio con la coda blu. Pietro si è commosso e l'ha voluto ributtare in mare. Poi è stata la volta di uno scorfano di orribile aspetto. Questo l'abbiamo tagliato a pezzetti per farne del-le esche. E, udite, udite, il filo si tende, la canna si piega. Tiriamo su a fatica un polipo, e-norme secondo Pietro. Un po' meno secondo me. Ma il polipo, arrivato alla superficie del mare ci guarda con i suoi occhi maligni, vede che non siamo pescatori di professione e si rifiuta di venire con noi. Con un guizzo si libera e ritorna nelle profondità marine. Il giorno dopo, forte delle mie conoscenze su come si prendono i polipi, con uno straccetto bianco attorno all'amo, abbiamo fiduciosi ributtato la lenza nello stesso posto. Ma il polipo si vede che si è fatto furbo. E pare anche gli scorfani. Morale. Abbiamo desistito dalla fruttifera at-tività del pescatore. 

Fammi sapere come sarà il primo impatto con le Medie. Buona fortuna!

Ciao, 
  Zio Lucio